Patriae ac Humanitati

Le fotografie scattate e raccontate da Mario Slavich con una serie di brevi ma esaurienti didascalie hanno permesso a Roberto Todero,curatore del volume di seguirne le tracce sia con una lunga e non sempre facile ricerca negli archivi di Trieste e Vienna sia muovendosi sul terreno stesso che lo vide protagonista. Arruolato nel 1914 venne inquadrato a fine dello stesso anno come soldato della sanità della Leva di Massa con i distintivi da Volontario per un Anno nel Imperiale e Regio 9° reparto della Sanità, il cui comando era in via Fabio Severo, nell’ospedale militare di Trieste divenuto oggi un Campus universitario. Arrivato a Celje nel 1916 ebbe la nomina ad Alfiere. Fu attivo sempre come soldato della sanità in più luoghi per venir poi inserito in un reparto d’élite: il 1° Reggimento Gebirgsschützen, un reparto equipaggiato e addestrato per la guerra di montagna, che Slavich seguì al fronte del Carso, vivendo la decima e l’undicesima battaglia dell’Isonzo tra il posto di primo soccorso di Martinuci e la caverna Hindenburg, ai piedi del Faiti, ben riparata dalla quota 113 e posta lungo un sentiero di collegamento che porta alla località di Ozreni. La caverna è ancora ben riconoscibile così come il sentiero che segue una gola fangosa e che è stato parzialmente e grezzamente lastricato dai soldati. Dal carso Mario Slavich seguì le sorti del reggimento fino al Piave dove si distinse, come già sul Faiti, per il suo impegno umanitario mettendo a rischio la propria stessa vita, anche nella battaglia di Zenson del novembre 1917 prendendo parte al forzamento del fiume. Le sue tracce si perdono con la nomina del 1 febbraio 1918 a Sottotenente della Sanità. Gli ultimi dati disponibili per quanto riguarda il servizio militare lo collocano a Marburg (Maribor SLO).

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Hindenburg Kaverne
Mario Slavich in secondo piano seduto con il Feldkurat (cappellano Militare)
Hindenburg Kaverne

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