Il Piccolo di Trieste 14 gennaio 2020

Gli eroi dimenticati del Reggimento n. 97.

Sono trascorsi 137 anni dal 1883 che fu per l’esercito della duplice monarchia austro-ungarica un anno di riforme e innovazioni. I reggimenti di fanteria dell’esercito comune passarono da 80 a 102; nacque tra gli altri il reggimento n. 97, ultimo nel Litorale Austriaco ove la lingua italiana fosse riconosciuta accanto a quella slovena. Nei suoi ranghi passarono fino al 1914 circa 25.000 nostri avi. Il reggimento 97 è divenuto nel tempo una sorta di simbolo, di contenitore delle memorie di nonni, bisnonni e trisnonni che indossarono l’uniforme asburgica. Ma più ancora rimane nella memoria come un paradigma della controversa storia di queste terre.  Fino alla fine della monarchia vigeva l’usanza di attribuire ad ogni unità un comandante titolare, incarico puramente onorifico. Così il reggimento 97 portò fino al 1892 il nome del re di Serbia Milan I; dopo la rinuncia di questi ai diritti dinastici il 97 ebbe quale comandante titolare il generale barone Georg von Waldstätten la cui morte precedette di soli 12 giorni la fine dell’esercito danubiano. Un periodo breve ma soddisfacente segnò gli anni di Trieste da fine ‘800 all’anno 1914. La fortuna economica della città era ben consolidata: grande la flotta mercantile, completati i collegamenti ferroviari a mezzo delle linee Transalpina e Meridionale facenti capo a due diverse stazioni, prosperi i cantieri navali e le attività bancarie o assicurative. Presenti in città ben 50.000 regnicoli, sudditi italiani che avevano trovato nella Trieste asburgica un lavoro e un progetto di vita. Il reggimento era ben presente nella realtà cittadina anche con le esibizioni della sua banda. Così “il 21 novembre 1902 il Tiroler Verein Andreas Hofer dette un concerto nel salone Tersicore di via Chiozza. Suonerà la banda del 97° Reggimento con il maestro Teply”. O ancora “durante l’intervallo della recita prevista per il 24 e il 26 c.m. suonerà la banda del 97. Una nota di cronaca in data 26 giugno 1904 racconta che “in occasione della raccolta di fondi per l’erigendo monumento all’imperatrice Elisabetta il Corpo Ufficiali del Reggimento 97 offrì la somma di cento corone”. Il 29 novembre 1908 “in occasione del Giubileo Imperiale è inaugurata la Vedetta Giubilare, in località Doran, presso Contovello Era presente alla cerimonia il Tenente Colonnello Ugo Reymann del 97”. Ancora il 22 febbraio 1909 “la Prima Società dei Veterani Militari diede l’annunciata festa da ballo che riuscì splendidamente per il gran concorso e per l’animazione che vi regnò per tutta la notte. Presente il tenente colonnello Zappetti nobile de Altomare in rappresentanza del Comandante del 97 e il tenente colonnello Dollenz Comandante di Piazza”. Le esibizioni della banda del 97 non passavano inosservate “in estate avevano luogo anche dodici volte alla settimana, cosa che provocò una protesta: centocinquanta bandisti professionisti padri di famiglia deplorano il fatto che le troppe esecuzioni musicali dei complessi militari riducono di molto il loro lavoro, come la banda del 97° reggimento diretta da Teply che si produce in concerti anche due volte in un giorno”. Erano i tempi del “Crepuscolo di un mondo” e Joseph Roth ci racconta che “la morte alitava sopra di loro, ed essi non c’erano avvezzi. Essi eran nati in pace ed eran diventati ufficiali a forza di finte manovre e d’esercitazioni pacifiche. Non sapevano ancora che ciascuno di loro, senz’eccezione, avrebbe dovuto entro due anni incontrarsi con la morte”. La vita di questi nostri avi trascorreva in varie guarnigioni, da Trieste a Sesana, da Bjelovar a Carlstadt. A Trieste, nella Caserma Grande si svolse il dramma della prima morte per causa di guerra “il soldato Mario Pietro Zoff falegname nato a Cormons l’otto agosto 1885 arruolato nel 1907 e richiamato alle armi il 27 luglio 1914, in forza alla sesta compagnia del K.u.k. I.R. Nr. 97, non volendo separarsi dalla famiglia scelse una via di fuga senza ritorno come recita il suo certificato di morte: suicidio con arma da fuoco commesso in istato di mente perturbata, suicidio per esaltazione. Morto nell’ospedale di guarnigione Nr. 9 in Trieste in data 31.07.1914, sepolto a Cormons il 04.08.1914 Campo E, fossa 15. Vedova: Colugnatti Maria orfana Paola Maria (1912), residenti a Cormons, via Udine”. Un presagio degli eventi successivi che coinvolsero il 97 nella prima guerra mondiale. Inviato davanti a Leopoli, nelle prime battaglie perse circa l’80% degli effettivi; fu poi sui Carpazi, schierato a difesa dei passi montani. Successivamente prese parte a tutte le campagne sul fronte orientale raggiungendo Odessa dopo l’armistizio con la Russia. Lo scoppio della guerra del ‘15 vide solo il suo decimo battaglione di riservisti schierato sul Bosco Cappuccio; questo battaglione ebbe 400 perdite. Ancora ignote quelle ben più numerose sul fronte Russo. I caduti sull’Isonzo sono ricordati da un cippo sulla sommità del Cappuccio, mentre quelli del fronte orientale sono dispersi in tanti cimiteri, alcuni ben gestiti altri completamente dimenticati. Per loro è partito nel 2014 da Trieste verso la Galizia un gruppo di persone con l’intento di portare mazzi di fiori su di quelle lontane ma non dimenticate tombe. Per tutti rimane una stele nella stazione di Trieste, dedicata a chi partì per lontani fronti di guerra.

firma: Roberto Todero

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